giovedì 22 gennaio 2009

Latino e Riordino dei Licei


Nel Regolamento inserito nel testo di legge n.133 del 6 agosto 2008(1), colpisce il fatto che il latino nel liceo scientifico venga tolto, o meglio venga considerato opzionale rispetto alla seconda lingua straniera, proprio in quel liceo che in questi anni ha incontrato i maggiori consensi, come dimostra il continuo aumento di iscrizioni. Secondo i dati del MIUR (Sintesi a.s. 2007-2008) il numero dei licei scientifici in Italia è doppio di quelli classici, addirittura triplo in qualche regione del Nord Italia.
Questo evidenzia tre dati di grande importanza:
1. l’ampiezza formativa del liceo scientifico, che si distingue per la sua articolazione e diversificazione di orientamenti e percorsi, ha raccolto vasti consensi fra le famiglie: in effetti gli studenti alla fine del corso di studi possono scegliere facoltà scientifiche e non (giurisprudenza, lettere, scienze politiche etc.);2. il liceo scientifico presenta una distribuzione capillare nel territorio (rispetto al Liceo classico) e può soddisfare la richiesta di chi abita lontano dalle città o dai grossi centri.3. ne deriva che qualsiasi cambiamento, se e solo quantitativo e solo in termini di sottrazione, comporta la perdita di punti di riferimento fondamentali per la costruzione di significati per le nuove generazioni.
E veniamo al dunque: cosa cambierebbe se venisse tolto il latino?Verrebbe a mancare la specificità della formazione liceale italiana, connotata, qualunque ne sia l’indirizzo, dall’humanitas.
Inoltre noi crediamo che:
1. il latino sia la sintassi dell’immaginazione;2. la specificità di un liceo sia data dalla formazione globale dell’individuo, che si basa su discipline non spendibili sul piano del lavoro, come latino e filosofia, ma altamente qualificanti sul piano culturale, perché pongono problemi ed esercitano al ragionamento;3. in particolare, il latino sia occasione di confronto con le altre discipline;4. il latino nella nostra cultura rappresenti una chiave di comprensione della realtà, in quanto “mezzo” di lettura, interpretazione dei segni del passato presenti in ogni città, in ogni luogo del territorio italiano;5. la cultura latina permetta di indagare le origini culturali delle attuali civiltà e di comprenderne le contraddizioni presenti;6. il latino accolga il presente, in quanto occasione di discussione sull’Uomo nella sua storicità ed universalità;7. il latino promuova la consapevolezza e conoscenza dello Stile classico in funzione dialogico- interculturale.
Loredana Marano Presidente di Ad conloquia 

(1)10 dicembre 2008. Prima di esprimere una valutazione sulle scelte politico-didattiche del Riordino dei Licei, ci siamo debitamente documentati nel groviglio di notizie incerte e talora contrastanti. Le considerazioni riportate si riferiscono esplicitamente al Liceo scientifico, implicitamente al Liceo linguistico.

10 commenti:

  1. Concordo con tutte le osservazioni proposte dalla prof. Marano, anche se la mia esperienza quasi trentennale di insegnante di latino nei licei classico, linguistico e scientifico a volte mi pone una riflessione. Ci sono degli allievi che noi ci portiamo avanti per cinque anni con risultati disastrosi nello studio del greco e del latino. Sono d'accordo col fatto che prima di tutto ci si debba interrogare sull'efficacia dei metodi didattici adottati e infatti faccio parte di quegli insegnanti che non si sono sotratti alla ricerca azione, sperimentando la gran parte delle possibili innovazioni proposte in questi anni. Tuttavia rimane pur sempre una parte di allievi per cui lo studio delle discipline classiche non porta a raggiungere risultati soddisfacenti. Mi chiedo allora, pur senza rinnegare il ruolo centrale che il latino ricopre nella formazione liceale, se non sia auspicabile trovare una forma di organizzazione didattica più flessibile, che permetta almeno di "certificare" che un allievo non ha raggiunto nemmeno gli obiettivi minimi in quella disciplina e consentondogli di sostituirla con qualcosa per cui riveli una maggiore inclinazione.Sto pensando al sistema liceale francese, anche se uno stage in quel Paese mi ha permesso di verificare l'avvilimento dello studio del latino, relegato a materia opzionale. Il problema non è certo di facile soluzione

    RispondiElimina
  2. Sono Rainer Weissengruber, presidente del CLE. Prima di tutto - complimenti per la prof.ssa Loredana Marano. L´idea del blog è ottima e il blog si presenta bene !
    Io personalmente capisco bene i pensieri delle prof.ssa De Vecchi, le mie esperienze sono in quella direzione. Il problema è questo: Se apriamo una porta alla riduzione dell´insegnamento del Latino in un determinato tipo di scuola, potremmo innescare una valanga. Quindi: la questione è delicata. La realtà va in collisione con l´idea, buona di per se, di non obbligare coloro che non sono interessati o che non hanno voglia di studiare o che semplicemente non hanno la capacità. In questi momenti di crisi del mondo ("reale" e dell´educazione) tali tematiche sono come una danza sul volcano. Ammetto di non conoscere la ricetta, la riflessione è dóbbligo e la frettolose decisioni politiche sono dannose.... Per la verità: è un compito del CLE occuparsene con tutte le sfumature. Bene che ne parliamo. Avanti cosi. Con saluti RW

    RispondiElimina
  3. Premetto, a scanso di equivoci che getterebbero innanzitutto un'ombra sulla mia persona, che la mia convinzione circa l'altissimo valore formativo del latino è totale. E per "latino" intendo sia la struttura della lingua che la letteratura e il messaggio artistico e di civiltà che vi è contenuto. Detto questo, non posso - proprio per la natura profonda della mia formazione - chiudere gli occhi dinanzi alla realtà effettuale, che dice, anzi grida, che le centinaia di ore pro capite di latino somministrate ogni anno a una buona quota di alunni inoperosi, svogliati o non vocati sono una perdita secca per tutti: docenti, compagni meritevoli condannati ad eadem repetenda, finanze dello Stato. Aggiungiamo anche, in tutta sincerità, che il fenomeno della svogliatezza e della scarsa preparazione è ormai trasversale, perché riguarda anche una certa percentuale di insegnanti di latino (in base alla mia esperienza, diciamo un 30%, ad essere generosi?). Ne risulta che il panorama più frequente nei nostri Licei scientifici - ci ho lavorato per 16 anni - è quello di una truppa male in arnese che strascina i piedi per cinque anni, ritrovandosi alla fine che non sa più neppure le cinque declinazioni, figuriamoci il resto. Chi fra i docenti resiste a questa degradazione sa che dovrà affrontare attacchi, polemiche, lamentele, da parte dei genitori, del preside e degli altri colleghi che ti accusano di abusare del tempo e delle forze dei poveri studenti costretti a studiare sul serio il latino. E' quello che è capitato a me per tutti quei 16 anni. Mi son venute le spalle larghe tre metri durante tre lustri di resistenza. Ho avuto sempre le mie gratificazioni e i miei successi, ma a che prezzo? E possiamo chiedere a ogni docente di latino di essere disposto a far l'eroe? La mia conclusione è che bisogna avere la flessibilità necessaria a essere disposti a cambiare. Il latino per tutti nella scuola di massa è un'utopia che si è rivelata fallimentare. Diverso è il discorso del latino "per tutti" nella società, a livello di cultura e di conoscenza generale. Oggi credo che sia indispensabile restringere il novero dei cultori del latino agli studenti sinceramente interessati, desiderosi di una formazione linguistica e umanistica che ne qualifichi la preparazione. Non vedo come un'eresia la possibilità che in un liceo scientifico di 10 sezioni se ne prevedano, ad es., 6 con il latino e 4 con una seconda lingua straniera al posto del latino. Probabile che in quelle quattro finiranno i 100 sciagurati che adesso aduggiano le nostre mattinate in classe, quando per la duecentesima volta stiamo a ripetergli la finale e la consecutiva. Riusciranno male anche in francese? Almeno non avranno la giustificazione che erano stati costretti a vedersela con una lingua "morta". O magari andranno bene, e saremo tutti più contenti.

    RispondiElimina
  4. Mi permetto di aggiungere un pensiero alla presa di posizione del collega Del Ponte: La sua proposta potrebbe essere un valido punto di discussione in un liceo scientifico grande con tante sezioni. Ma va tutelato l´esistenza del Latino nei licei scientifici piccoli. Un liceo scientifico senza latino, proprio "senza", sarebbe un´idea poco dignitosa.....
    E qui devono seguire le proposte concrete di tutela e di una diversificazione giusta che non guasta, ma permette profili utili agli istituti e un´offerta culturalmente alta ai giovani.
    Rainer Weissengruber

    RispondiElimina
  5. Cari colleghi, amici tutti, I have a dream - io ho un sogno. Sogno un Liceo Scientifico (dove lavoro come insegnante di Italiano e Latino) alleggerito, se non proprio svuotato, del Latino, perchè, in effetti, 'sti pargoli faticano troppo. Sogno anche una significativa riduzione dello studio della Matematica, perché vedo molti ragazzi in crisi, in eterno stato di debito!... Di più: sogno un ordine di Istituto (liceale), dove anche l'Inglese, od altra lingua straniera, se non soppresso/a, venga almeno di molto ridotto/a: anche questo, in fondo, causa problemi a molti ragazzi, o famiglie. E che dire, poi, dell'Italiano, o di Storia, di Filosofia, di Scienze, di Fisica ... ? Non sono altrettanti problemi - anche in Italiano, per esempio, non vediamo cotidie soffrire una quota parte dei nostri pupilli, incapaci di districarsi tra regole ortografiche, di morfologia e/o di sintassi (frasi lasciate a mezzo, periodi sconclusionati ecc.), senza dire del lessico (che spesso fa a pugni col basilare uso della lingua)? Non è un peccato far soffrire così la gente, in particolare le giovani generazioni, mentre la scuola potrebbe essere un ludus continuo, un gioco protratto nel tempo (... ma gioco 'dde che?).
    Anche al Classico, non sarebbe ora di pensare di togliere pure 'sto maledetto greco, che ha fatto più vittime, nel tempo, di un'intera guerra pluriennale (quante frustrazioni, quanti pianti, che delusioni!!)?
    Via di questo passo si potrà forse raggiungere finalemente una scuola che non causi problemi, e che sia fonte per i ragazzi di grandi speranze e realizzazioni, di sogni e di fruttuosi investimenti personali.
    Se anche il prezzo da pagare fosse, o sarà, l'"alleggerimento" delle regole grammaticali dell'Italiano, la perdita di un ricco lessico, che spesso vanta la possibilità di scelta tra vari sinonimi, lo smarrimento del senso di un periodare che può permettersi, talora, anche grandi costruzioni, ecc. a tutto vantaggio della "libertà" di espressione e della "creatività" nell'uso delle regole, non si pagherà volentieri questo prezzo? In fondo anche se qualche giornalista commette degli strafalcioni, sia parlando che scrivendo, anche se il linguaggio della gente comune si imbarbarisce e si impoverisce sempre di più, che importa? Una parte del percorso è già stata compiuta, il (mio) sogno si sta avverando!!... (Ma, scusate, sogno o son desto? Non è che siamo stati tutti, chi più chi meno, per così dire "gelminizzati"??) Mala tempora currunt!!! Saluti

    RispondiElimina
  6. Pierluigi scherzando ci anticipa il futuro: se iniziamo a togliere qualcosa qui, altro là, arriveremo al nulla. Riprendo quanto già affermato nell'articolo di apertura: il latino nel liceo scientifico mantiene la sua piena validità. E' chiaro che non deve essere insegnato come al classico, perché diversi sono gli obiettivi, ma questa è la sfida: dimostrare il valore formativo e culturale della lingua latina. Lo studio del latino non è semplicemente studio di una cultura passata, è lo studio di una lingua con una struttura e con un apparato di immagini, che costituisce la base del nostro essere attuale e che riaffiora sempre.

    RispondiElimina
  7. In primis, voglio congratularmi con la Prof.ssa Loredana, che porta avanti sfide ricche di contenuto e di coraggio (ha realizzato un altro sito, di genere completamente diverso, che voglio segnalare in questa sede: www.experire.eu)e poi vorrei poter ridare un po' di speranza a tutti i validi docenti di latino, di cui per fortuna le nostre scuole superiori sono ricchi, dicendo loro di non dimenticare mai le proprie origini. Per esperienza personale e diretta, posso assicurare, infatti, che se insegnata addirittura sin dalla scuola primaria, la lingua latina e tutto lo "spettacolare" bagaglio culturale che ad essa è legato, non solo entusiasma, ma, persino piace ai piccoli alunni (www.floslatinodafavola.it)
    La lingua latina non è affatto una lingua morta, è lapalissiano dirlo, come pure non può essere morto il tutto quanto ci circonda in Italia, che appunto ci parla e ci guarda in latino. Inutile ricordare i monumenti, le epigrafi, le chiese etc etc.; inutile sottolineare la necessità di avere in un futuro immediato generazioni più preparate, ora che abbiamo raggiunto davvero il massimo storico dell'ignoranza e della dis-cultura.
    E come allora, non ridare il giusto spazio all'insegnamento dei classici, che con il loro contributo hanno permesso a noi moderni di raggiungere risultati inaspettati in tutti i campi? Insomma, non è proprio necessario nè utile stare a ricordare il valore eterno, come dice la Prof. Loredana, della cultura latina, quanto piuttosto sarebbe più giusto che ci battessimo perchè non venisse soppiantata del tutto a scapito nostro e a vantaggio di un imperante americanismo privo di valori forti, anche se (ahimè!) economicamente più valido. Non perdiamo di vista la sostanza delle "cose" ed incoraggiamo in questo senso gli studenti liceali, che si accostano allo studio del latino: in una parola riprendiamoci ciò che ci spetta di diritto e che altri paesi custodirebbero gelosamente, se solo ne avessero una minima parte.
    Grazie per l'attenzione

    RispondiElimina
  8. @Roberta: attenta a non confondere la cultura latina reale con quella edulcorata per studenti liceali.. non intendo con questo i conosciutissimi epigrammi di Marziale ^^ ma la lettura INTEGRALE dei testi latini arrivati fino a noi. Penso ai passi di un Tacito sulla morte di Galba o quelli (da prendere ovvio con le molle) di un Svetonio. Il mondo latino non era un Eden, un tempo dell'oro con cieli azzurri e fiorellini :| Era un mondo reale, come il nostro.. con i suoi alti e bassi, dalle aulicità alle bassezze più oscene. In parole povere non idealizziamolo ! Ho visitato il tuo sito notando la sezione "misoginia": pensa alla condizione della donna libera nel mondo imperiale romano, era considerata meglio che nel mondo greco ma da un punto di vista legale era superiore ad una schiava solo perchè poteva dare figli legittimi e superiore ad uno schiavo maschio perchè questo non poteva proprio dartene di eredi.

    PS. sono uno studente di storia antica (ma del CdL in Storia non di Lettere eh ^_^ )

    RispondiElimina
  9. Grazie Roberta per il tuo intervento che mi permette di ribadire dei punti fondamentali e controbattere gli stereotipi, che purtroppo persistono anche nell'insegnamento del latino nei licei: 1. il mondo antico, in particolare quello latino, va letto in quanto base del pensiero moderno, non come meta. Non è un modello da seguire!!!
    2. il presente non si deve confrontare con i contenuti del passato quanto con le categorie interpretative: ad esempio parole come individuo, identità, libertà...che valore semantico avevano, che valore hanno oggi..
    3. I romani nell'organizzare il presente sapevano ipotizzare il futuro, noi non siamo preparati all'imprevisto.
    Così il ruolo della donna, come ogni altra manifestazione del passato, non va preso in assoluto, ma relativamente alle culture del tempo.
    .... magari apriamo in altro spazio questa discussione, che è veramente viva!!
    Loredana

    RispondiElimina
  10. c'è mia sorella che continuamente deve correggere i suoi professori di greco e latino perché non capiscono una beata minchia delle lingue che dovrebbero insegnare.
    E una vergogna che questa gente rubi lo stipendio in questo modo.
    Che vadano tutti a zappare !!!!!!!!!!!!!!

    RispondiElimina

I commenti sono liberi. Cliccate su "Seleziona profilo", poi su "Nome/URL" e scrivete il vostro nome e cognome.